Non sono né il primo né sarò l’ultimo a stupirmi di come il caso molto spesso ci porti a scoprire alcune cose nel momento più opportuno. Ed in questo caso ha messo insieme il governo dei tecnici, Galileo, il Cardinal Bellarmino, Feyerabend ed Odifreddi.
Seguendo la conferenza, del collega ed amico Prof. M. D’Amico sul processo a Galilei, sono stato costretto ad approfondire alcuni aspetti, per supportare la prima sensazione che me li faceva apparire come difficilmente sostenibili. In questa ricerca mi sono imbattuto nell’articolo di Feyerabend, riscrittura di un suo intervento registrato su nastro fatto in Polonia circa nel 1985, che potete trovare nel database della NASA a questo indirizzo, dal titolo “Galileo and the Tyranny of Truth”.
L’articolo di Feyerabend mi ha permesso di gettare una luce chiarificatrice su alcune riflessioni che spero di poter raccontare cercando di fare ciò che in matematica è abbastanza usuale e cioè cercare ciò che c’è di comune tra cose che appaiono diverse.
Nel far ciò prendo a prestito alcuni pensieri non miei, modificandoli ed estremizzandoli, al solo scopo di miglio presentare alcune riflessioni. E’ necessario precisare che i pensieri che seguono sono miei e non vogliono riprodurre le opinioni di nessuno.
E’ facile incontrare oggi persone che ritengano accettabile il seguente ragionamento, che partendo dalla considerazione della supremazia della scienza nella rappresentazione del “mondo reale” (una esemplificazione è quella che fa Odifreddi nel suo “Caro Papa ti scrivo ed. Mondadori”) per cui:
“..il matematico ha scelto di rimanere saldo sulla via della fisica e del lògos (ragione), mentre il teologo ha deciso di avventurarsi su quella della metafisica e del Lògos (il Verbo).”
quindi siamo arrivati ad un punto per cui è ragionevole affermare che
… A onor del vero anche gli altri paramenti e vestiti che lei indossa, così come i riti che lei celebra, non sono meno anacronistici…..”
Per cui le cerimonie religiose vengono percepite come pagliacciate e potrebbe non essere nemmeno sufficiente per i sacerdoti “ripulirsi il viso” per poter essere compresi “dall’uomo” odierno.
E’ meno facile incontrare chi oggi sostiene che
…l’inferno sia il luogo di dannazione eterna per le anime peccatrici che saranno condannate il giorno del giudizio “…quando nostro signore separerà le pecore dai capri….”.
Per cui il ruolo della chiesa è quello di salvare il numero maggiore di anime dal fuoco eterno ed in questa visione anche
la morte del corpo che ospita l’anima peccatrice è vista come espiazione dei peccati che può portare alla salvezza eterna
La chiesa rispetta il fatto che il suo braccio secolare condanni a morte un eretico, così da salvare un’anima uccidendone il corpo che la ospita momentaneamente.
Potrebbe sembrarvi strano, la mia interpretazione del pensiero di Feyerabend, mi porta a dire che i due esempi sopra descritti, sono due identici metodi di utilizzo della conoscenza per indurre comportamenti personali e sociali che, in quanto tali, hanno a che fare con l’etica e la morale e poco con la scienza o conoscenza.
Non ha nessuna importanza infatti che nel primo caso si faccia riferimento ad una supposta maggiore conoscenza del mondo “fenomenologico” mentre nel secondo ad una più approfondita conoscenza “teologica” del nostro “mondo religioso”. In entrambi i casi questa conoscenza viene utilizzata per modificare dei comportamenti sociali, nel primo caso per discreditare la ritualità delle cerimonie ecclesiali, nel secondo caso la pena da infliggere a chi è eretico, con la precisazione che anche nella rappresentazione de “l’eretico” potremmo trovare alcune assonanze.
Non riesco a trattenermi dall’evidenziare che Odifreddi abbia partecipato alla trasmissione televisiva del comico “Maurizio Crozza” nella funzione di esperto di logica.
Oggi sono meno anacronistici i riti nei quali per esempio una famiglia si mette di fronte ad un “pezzo di vetro” nel quale, all’ora di pranzo o cena, scorrono le immagini di qualcuno che, molto elegante in giacca e cravatta, ci raccontai ciò che accade in giro per il mondo. Potremmo indurre quindi che Odifreddi ritenga meno anacronistico il rito dello spettacolo televisivo rispetto a quello dell’ostensione del Corpo di Cristo.
Il passaggio dalla conoscenza all’azione implica una modifica dei comportamenti dell’uomo reale, cambiamenti nella nostra vita o di chi ci è più o meno vicino, ciò genera felicità o sofferenza, questo “fatto” ora diventa oggetto di giudizio etico/morale e non scientifico. Questo passaggio viene premeditatamente ed artificiosamente occultato da quasi tutte le élite al potere.
E’ proprio qui che passa la differenza tra una società democratica ed una società oligarchica. In una società democratica questo passaggio, dalla conoscenza all’azione, è ritualizzato e gli appartenenti alle élite rispettano il confine che passa tra conoscere ed agire, coscienti della propria limitatezza rispettano l'”uomo” nella ricerca di ciò che è giusto. Rispetto e giustizia, appunto le virtù che il Protagora di Platone afferma debbano essere in possesso di tutti gli uomini
…perché non potrebbero nascere città se solo pochi uomini ne fossero dotati…
Fatti e Valori
“…Le decisioni che riguardano la realtà ed i fatti implicano questioni di Valori..” . La mia interpretazione dello scritto di Feyerabend è che ogni azione umana avvenga attraverso una stretta correlazione, la quale avviene all’interno della psiche di un uomo, tra quella che gli scienziati chiamano realtà e quella che la chiesa chiama anima. D’accordo con Feyerabend ritengo che la parte non reale “esiste” in ogni uomo anche lo scienziato nel momento un cui fa scienza.
Questa parte sfuggente che contiene cose come “sogni, aspirazioni, legami affettivi, fede..” è essenziale alla vita di ogni società ed entra in azione ogni volta che interagiamo con il mondo esterno. Per cui a questo punto la conoscenza non è più il cuore del problema se non come aspetto secondario. Perché secondario, lo dice Platone nel suo Protagora, la “misurazione” della differenza tra bene e male passa attraverso un processo di premonizione, previsione del futuro che la conoscenza ci permette. Il risultato della misurazione di questa “differenza” tra bene/male “vicino” e bene/male “lontano” ci permetterà di scegliere l’azione che dia un vantaggio al “bene”.
Necessaria per un buon processo di misurazione è la conoscenza ma la parte principale viene svolta dalla “differenza” tra quelli che riteniamo effetti positivi e quelli che riteniamo negativi.
Le élite al potere nascondono nella fase conoscitiva i valori che guidano le loro azioni. Fanno diventare “leggi naturali” (quindi oggetto solo del processo conoscitivo) comportamenti umani frutto di scelte etiche.
In questo modo rendono opachi sia i valori che le conoscenze, soprattutto le ultime in quanto queste potrebbero permettere di smascherare i primi.
Questa opacità è strumentale al processo di egemonia culturale che consiste nel trasferire la visione del mondo delle élite ai “sudditi”, in modo da far apparire nell’ordine della natura quei comportamenti che discendono in modo ineluttabile dall’insieme delle conoscenze, è proprio questo ciò che possiamo chiamare “egemonia culturale”.
Chi condanna a morte un eretico si assume la responsabilità di fronte a Dio ed agli uomini del proprio operato, di cui è pienamente responsabile. Questo atto non ha più niente a che fare con la conoscenza teologica sull’esistenza dell’inferno.
La fase in cui passiamo dalla sfera della conoscenza a quella della realtà non è più dominio esclusivo dell’esperto ma deve passare al vaglio di tutta la comunità che nella nuova “realtà” dovrà vivere.
E’ per questo che Feyerabend parteggia per il Cardinale Bellarmino, per il quale le sacre scritture sono un confine con cui la scienza si deve confrontare; confine non assoluto ma confine:
..[nel caso fosse il sole al centro dell’universo] dovremmo procedere con molta attenzione nello spiegare passaggi delle scritture che sembrano dire il contrario, piuttosto ammettendo di non averle ben comprese che dichiarare un’opinione falsa che si è dimostrata vera… (citazione tradotta dall’inglese)
Moderni Sacerdoti
Oggi i moderni sacerdoti, che non stanno certo dalla parte di Galileo, sono i Tecnocrati di cui è infarcito il nuovo governo, involuzione antidemocratica del precedente governo Berlusconi. A loro parziale discolpa c’è il fatto che sono incoscienti del loro pregiudizio regolativo per cui confondono la loro conoscenza con la realtà.
Il loro obiettivo è una trasposizione del loro sistema di conoscenze direttamente nella vita reale, modificando comportamenti e quindi incidendo sul piano dei valori etico/morali che regolano la nostra esistenza.
Facendo passare le loro conoscenze per una rappresentazione fedele della realtà rendono opaco il piano dei valori che guida il loro agire, l’anima dei cittadini non pone ostacoli all’assimilazione di comportamenti che risulterebbero immorali alla luce della appena precedente (in termini temporali) scala di valori, appunto perché i nuovi comportamenti vengono fatti discendere da una “conoscenza/rappresentazione” più fedele della realtà.
Oggi non c’è più nessun cardinale Bellarmino che pone la questione del come calare nella vita reale quelle che sembrano essere nuove teorie interpretative della realtà fenomenologica, e chi si azzarda a proporre una diversa rappresentazione della realtà fa la stessa fine di Galileo sbeffeggiato in pubblico ed isolato dal contatto con i cittadini.